Atterrando all'aeroporto Hosea Kutako di Windhoek, capitale della Namibia, si viene accolti da una gigantesca scritta "Only 3% of Namibia's potential Solar Energy can Power the Whole of Europe", ovvero "il solo 3% dell'energia solare potenziale della Namibia potrebbe bastare a dare energia a tutta l'Europa". Mi aspettavo quindi, passato quel cartello e mettendo piede in un paese con oltre 3.300 ore di Sole all'anno (praticamente esattamente il doppio di quelle di Roma, che sono 1.687 e più di 3.000 kWh/m² anno di carico solare al suolo) di trovare almeno nella capitale un grande proliferare di pannelli solari e fotovoltaici intenti a trivellare petrolio solare gratuito da un giacimento inesauribile. Provate a indovinare? Zero.
Poco più di zero era invece quello che avevo lasciato alle spalle a Città del Capo, dove perlopiù nelle periferie che fanno da filtro fra la città ed i sobborghi, sui tetti si vedono quegli orribili accumulatori a tetto per l'acqua calda. E forse proprio quella posizione particolare svela la soluzione del mistero: ai cittadini più facoltosi di Sea Point e Camps Bay non interessa il risparmio sul costo dell'energia, mentre gli abitanti dei sobborghi hanno ben altro a cui pensare che a contenere i consumi energetici.
Neppure il comfort sembra essere una grande preoccupazione, questo in modo trasversale tra tutte le fasce di edifici che ho potuto visitare, anche i più nuovi e pregiati. I vetri sono quasi sempre singoli (o doppi accoppiati antisfondamento) e i rari vetrocamera sono di tipo tradizionale: probabilmente senza gas pesanti e sicuramente senza rivestimenti basso emissivi o pellicole solari. I muri sono o in getto di calcestruzzo rasato o in forati intonacati, ma sempre di calcestruzzo, nessun coibente. Le coperture variano, ma sono sempre o leggere o in calcestruzzo guainato. Risultato? Per chi può permetterselo, il climatizzatore è onnipresente e sempre attivo: anche quando di notte la temperatura cala sensibilmente, l'interno delle case senza climatizzazione è molto spesso l'equivalente di una fornace umida; ma anche una vita in ambienti costantemente raffrescati è tutt'altro che piacevole.
Non si lesina invece sulle finiture e sulla ricerca architettonica, anzi: grandi vetrate e forme geometriche pulite, materiali e campiture ricercate la fanno da padrone sia nella città storica che nelle più lussuose espansioni della costa. Questo significa che semplicemente non c'è un reale interesse economico o vocazione etica verso il costruire sostenibile, ne una sensibilità per il comfort.
Parlando con un costruttore a livello nazionale, questa mia tesi è stata confermata: non c'è una richiesta del mercato per questo settore delle costruzioni, la partita è sull'arredo (generalmente si fornisce chiavi in mano predefinito dal costruttore), il contenimento dei costi, il posizionamento della costruzione e il grado di "esclusività" che la somma di questi elementi determina. Al resto, semplicemente pensa l'elettricità.
Nel cuore dell'Europa, con 1.100 ore di Sole all'anno ed un carico solare al suolo di circa 1.200 kWh/m² da trent'anni si costruiscono case ad Energia Zero, senza impianto di climatizzazione tradizionale e sistemi di raffrescamento energivori. Un mio amico prete diceva sempre "chi nasce in mezzo ai funghi non imparerà mai ad apprezzarli". Forse vale anche per il Sole.
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