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Immagine del redattoreEnrico Bortoluzzi Architetto

Ecco quando conviene il riscaldamento a pavimento.



Un tempo poco considerato, oggi sempre più diffuso: l'impianto radiante a pavimento si sta ritagliando una fetta molto importante del mercato impiantistico legato alla climatizzazione. Ma è solo una moda o è realmente meglio dei tradizionali impianti con corpo radiante? Vediamo di capirne qualcosa in più e di sfatare qualche mito.

I vantaggi principali del riscaldamento a pavimento.

1. Temperatura radiante omogenea.

Con qualche approssimazione, si può definire la temperatura percepita all'interno di un locale come una media tra la temperatura dell'aria e la temperatura delle superfici del locale. Rispetto ai tradizionali sistemi puntuali a termosifoni, un sistema radiante determina una distribuzione uniforme delle temperature superficiali, generando una sensazione di comfort dovuta all'assenza di assimetrie termiche (il nostro corpo valuta come condizione di stress l'essere sottoposto a temperature distinte con differenze grossomodo dai 3°C in su).


2. Risparmio di gestione

Funzionando a bassa temperatura, un sistema radiante a pavimento è l'ideale per essere accoppiato con generatori di calore nati per dare il meglio a bassa temperatura come le caldaie a condensazione e le pompe di calore e questo consente rendimenti di generazione molto elevati, riducendo così i consumi. Inoltre essendo come detto il nostro corpo immerso in un ambiente dalle superfici più calde, è possibile impostare il termostato su temperature dell'aria molto meno elevate, ecco un esempio:

Temperatura pareti 15°C e temperatura aria 23°C -> Temperatura percepita ≈19°C

Temperatura pareti 18°C e temperatura aria 20°C -> Temperatura percepita ≈19°C

Se consideriamo che nella fascia termica attorno ai 20°C ogni grado in meno di set point del termostato genera un risparmio di circa il 6%, ecco che i risparmi cominciano ad essere consistenti.

3. Utilizzabile anche per il raffrescamento

Se associato ad una pompa di calore in grado di invertire il ciclo, l'impianto radiante (che sia a soffitto, parete o pavimento) può essere utilizzato in fase di raffrescamento estivo facendo circolare fluido a temperature attorno ai 18°C e portando così la superficie a circa 20°. Come per il calore invernale, anche in questo caso le temperature omogenee determinano un maggior comfort rispetto ai tradizionali climatizzatori, evitando punti caldi e punti freddissimi e le fastidiosissime correnti d'aria.

4. Un toccasana contro le muffe, polveri ed acari.

Le temperature superficiali più elevate delle pareti e quindi anche degli angoli, determinano un minore rischio di condensa e di proliferazione delle muffe; l'aria più fredda inoltre raccoglie al suo interno meno umidità e conseguentemente ne deposita meno per precipitazione negli eventuali punti freddi o attraverso i passaggi d'aria nella struttura. Rispetto ai termosifoni inoltre un sistema radiante genera meno flussi d'aria e quindi si ha una minore movimentazione di polveri, cibo vitale per gli acari.

5. Pulizia estetica.

Può sembrare un aspetto superficiale cui consciamente magari molti non fanno caso, ma la pulizia lineare di uno spazio privo dell'ingombro dei termosifoni o delle nicchie è percepito e sempre apprezzato come elemento di ordine e di pulizia estetica dello spazio.

E gli svantaggi?

1. Maggiore spessore delle strutture

Che sia un sistema radiante a pavimento, a parete o a soffitto l'impianto determina in ogni caso un ispessimento delle strutture, che a seconda delle tipologie di impianto oggi può variare dai 3-4 cm fino ai 10. Se nelle nuove costruzioni questo può non essere un problema, negli edifici esistenti può creare problemi pratici o di abitabilità dei locali. Esistono in commercio delle soluzioni a ridottissimo spessore, anche sotto i 2 cm, ma quasi sempre si tratta di soluzioni diseconomiche e che non rispettano i requisiti normativo-prestazionali. Unica eccezione (ma occhio alle bollette!) le strisce radianti elettriche.

2. Raggiungibile con difficoltà

Se inglobato nella pavimentazione, in caso di sospetta rottura è ovviamente necessario procedere con la demolizione della parte di pavimento interessata, della quale magari non si ha più la scorta di piastrelle di ricambio. Più facile invece l'intervento per impianti a parete e soffitto. L'impianto può sempre essere ispezionato con microsonde a partire dal collettore. Oggi esistono anche tubature dotate di doppia camera di tenuta, che riducono leggermente lo scambio termico ma assicurano sonni tranquilli.

3. Maggior costo di realizzazione

Rispetto ad un sistema tradizionale a corpi radianti, i sistemi radianti hanno un costo iniziale più elevato, dovuto sia alla maggiore quantità di materiale necessario sia alla maggiore manodopera richiesta, sia idraulica che edile. Essendo oramai le tipologie di impianto molteplici, non è possibile definire un ordine di grandezza generale dell'extracosto, che va valutato caso per caso.

4. Elementi accessori obbligatori per il raffrescamento

Essendo come detto le temperature operanti in regime estivo piuttosto basse, è necessario controllare l'umidità dell'aria per evitare che sul pavimento si formi della condensa. Perciò è indispensabile l'installazione di un adeguato sistema di controllo dell'umidità (almeno 1-2 deumidificatori in un appartamento di 80 mq) con ulteriori costi di installazione e gestione. Ma si sa, raffrescare costa molto di più che riscaldare!

I miti da sfatare

1. La casa vacanze

Vi sentire dire da qualche amico al bar "Il riscaldamento a pavimento non va bene per le case vacanze perchè è lento a scaldare". Sbagliato. Eh si, alcuni tipi di riscaldamento a pavimento non vanno bene, altri possono essere ideali. Come? Utilizzando elementi (attenzione, sempre a norma) montati a secco e con bassissima inerzia (detti impianti reattivi). Il vantaggio che si ottiene è di avere una grande superficie radiante in grado di emettere in poco tempo una discreta quantità di calore, che se abbinata ad un sistema di controllo in remoto possono dare risultati eccezionali. Tra l'altro oggi questi sistemi si stanno diffondendo anche negli appartamenti di residenza, essendo in molti casi l'inerzia termica data dall'aver inglobato l'impianto nel massetto scomoda da gestire.

2. Non può mancare in una casa in "classe A"

Proprio per la grande fama di "generatore di comfort" e di economicità di gestione, spesso l'impianto radiante è visto come un must negli edifici ad alta efficienza energetica. Molto spesso, sbagliando. Infatti ci sono due tipologie di edifici dove l'impianto radiante è da sconsigliare: gli edifici molto energivori, perchè disperdono più energia termica di quanta l'impianto possa immetterne e gli edifici molto coibentati, perchè l'energia richiesta è talmente poca che l'impianto non ha modo di essere sfruttato o al contrario determina situazioni di sovraccarico termico. Molte volte ci si imbatte in questi edifici "limbo" dove vengono spesi molti soldi per gli impianti ed anche per l'isolamento, senza aver ben calcolato che investendo qualcosa di più sull'involucro si sarebbe risparmiato moltissimo sull'impianto.

Se pensiamo per esempio al caso degli edifici passivi NZEB, la loro convenienza economica rispetto ad una normale Classe A è determinata proprio dalla ridottissima spesa impiantistica che si deve sostenere, avendo a priori progettato bene l'orientamento e l'involucro del fabbricato.

L'impianto più economico e che consuma meno è quello non realizzato!

3. A pavimento, parete o soffitto non cambia nulla.

Molte volte si sente proporre indistintamente un impianto a pavimento, parete o soffitto. Ma davvero non cambia nulla? No, cambia!


La curva climatica del riscaldamento a pavimento è molto simile alla curva climatica del comfort ideale (piedi caldi, testa più fresca) , mentre il riscaldamento a soffitto la rovescia completamente. Il sistema radiante a parete invece media le caratteristiche di entrambi, ma con l'eccezione dei bagni è poco diffuso perchè impedisce il libero uso delle pareti.

Alla fine, conviene o no?

Sono più i si che i no, personalmente devo dire che in quasi tutti gli interventi di ristrutturazione se è possibile spingo per utilizzarlo, dato che in molti casi si rientra nel giusto range di dispersioni termiche (come detto non troppe ne troppo poche) e lo si può sfruttare al meglio, recuperando presto l'investimento anche grazie alle detrazioni fiscali; nelle nuove costruzioni ritengo invece sia meglio spostare l'investimento sull'involucro e limitare l'invasività degli impianti, magari limitandosi ad alcune aree legate a particolari condizioni (es. bagni, spazi di lettura).

Il consiglio è sempre quello di valutare con un progettista esperto quelle che sono le proprie necessità ed il proprio budget, interfacciando il tutto con lo stato del fabbricato e le possibili alternative all'intervento. E se c'è da fare qualche piccolo sacrificio economico, ricordatevi sempre che anche il comfort ed il benessere hanno un valore, ed anche grande!

Enrico Bortoluzzi

bio + architetto a Belluno Alpago Feltre

Progettista Passivhaus Certificato

c/o Studio BORTOLUZZI ASSOCIATI - Team Replan

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